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Pensieri sparsi sulla Romania: Bucovina

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La prima cosa che si pensa quando si giunge in Bucovina è: sono davvero in Europa? La tecnologia e il progresso sono mai arrivati in queste terre?

Le domande sono lecite, in quanto la Bucovina e la Moldova , nel nordest della Romania, sono regioni incontaminate, in cui la gente vive del lavoro del proprio pezzettino di terra, del formaggio prodotto dalle proprie capre, e dove le strade, perennemente dissestate, sono non di rado attraversate da carretti trainati da cavalli.

Le città della Bucovina non sono niente di eccezionale, e Suceava, forse il centro più importante della zona, non fa eccezione: al di là di un percorso nel verde molto bello che porta sino alle rovine di un vecchio castello (che però è abbandonato all’incuria del tempo) e a un museo molto interessante che ricostruisce nei minimi particolari le abitazioni tipiche della popolazione contadina della zona, non c’è davvero nulla. L’unica cosa che merita  di essere visitata è il monastero ortodosso della città, splendidamente affrescato all’interno, che è il preludio allo spettacolo di cui il viaggiatore solitario godrà  girovagando per questa affascinante regione.

Suceava ha infatti il pregio di trovarsi in una posizione strategica ottimale per chi vuole visitare gli splendidi monasteri affrescati della Bucovina, approfittando di qualche tour organizzato o, come nel mio caso, di un insegnante di religione che nei fine settimana arrotonda facendo la guida turistica (un personaggio assurdo con cui mi ha messo in contatto il gestore della pensione dove alloggio). Tralasciando alcuni particolari piuttosto bizzarri (tipo la multa che becchiamo per aver superato di pochi chilometri il ridicolo limite di 50 km orari, o la scoperta che la mia guida si è addirittura laureato in psicologia qualche anno prima), vengo subito al dunque: e cioè allo spettacolo unico dei monasteri ortodossi della Bucovina.

Queste splendide strutture  possono essere associate ad un’unica cosa: la bellezza. E’ infatti il bello la sola cosa cui si può pensare mentre si resta assorti (anche per ore, visto che io, una volta entrato in una di queste chiese, non avrei voluto uscirne mai) ammirando gli affreschi esterni di strutture, immersi in un contesto irreale: in mezzo al verde, in una pace e un silenzio assoluti (se non fosse per il turisti, ovviamente). Gli interni sono altrettanto magnifici: non c’è un solo pezzettino di parete di queste chiese che non sia stato affrescato e disegnato con tanta maestria e tanta bellezza; le immagini della vita di Cristo, di episodi della Bibbia, si alternano e si ripetono in un tripudio di colori che viene ancora più esaltato dall’oscurità e dalle luci soffuse che caratterizzano le chiese ortodosse.

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